Hirtenbrief

„NON È PIUTTOSTO QUESTO IL DIGIUNO CHE VOGLIO ...” Isaia 58,6

Il cammino di penitenza quaresimale ai tempi del Coronavirus

Vescovo Dr. Gebhardt Fürst

Cari Fratelli e Sorelle!

Nella mia lettera quaresimale di quest’anno intendo proporvi un   genere   di   digiuno   che   si   presta   in   maniera   davvero particolare a questo periodo per noi tutti così doloroso della pandemia   di   Coronavirus.   Desidero   richiamare   la   Vostra attenzione su una modalità di digiuno che si propone al servizio   di   coloro   che   sono   colpiti   dalla   pandemia   e   che soprattutto soffrono per questa.

Questa sorta di digiuno completamente diverso, in forma di cura e affetto, solidale e caritatevole, verso chi ha bisogno, la troviamo nel profetico annuncio del popolo d’Israele. Lo straordinario ambasciatore di questo modo d’intendere il digiuno è il grande profeta Isaia. Il contenuto più importante, inteso a illustrare una tale profetica visione del digiuno, viene formulato da Isaia in un linguaggio intensamente espressivo di grande effetto:

Così parla Dio, il Signore: „Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senzatetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (...) Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno ...” (cfr. Isaia 58,6-11)

La Sacra Scrittura conosce, dunque, un altro genere di digiuno, diverso dalla forma a noi consueta. L’insolito testo di Isaia rivela un sorprendente modo di praticare il digiuno. Non si tratta qui di una rinuncia, bensì di un agire attento a beneficio del   prossimo.   Si   tratta   di   prestare   attenzione   al   bene soprattutto di chi, in situazioni di bisogno, necessita di aiuto nella propria vita e nel proprio processo di guarigione, in questi tempi pieni di sconcerto.

Molteplici sono le persone che, nell’emergenza di questi tempi del Coronavirus, hanno bisogno in vario modo di aiuto, affetto, sostegno e solidarietà.

Vi invito, pertanto, nei 40 giorni che ci separano dalla Pasqua, a fare un primo   passo   sulla   via   di   un   tale   digiuno, a prestare particolare attenzione al prossimo nelle minacciose circostanze di questa pandemia.

Penso alle persone anziane, particolarmente vulnerabili, che si sentono isolate e trascurate. – Ciascuno e ciascuna di noi dovrebbe chiedersi: Come posso essere d’aiuto?

Penso alle persone che vivono nel timore per la propria salute attanagliate dalla paura del contagio. Ciascuno e ciascuna di noi dovrebbe chiedersi: Come posso porre rimedio alle loro preoccupazioni e paure?

Penso ai più deboli e debilitati a causa delle malattie e, pertanto, particolarmente   minacciati.   –   Ciascuno   e   ciascuna   di   noi dovrebbe chiedersi: Dove posso essere richiesto/a?

Penso   a   coloro   che   attualmente   devono   rinunciare   ai rapporti con i propri cari, con parenti e amici e si ritrovano soli.   –   Ciascuno   e   ciascuna   di   noi   dovrebbe   chiedersi: Come e dove posso essere al loro fianco e consolarli?

Penso a coloro che s’impegnano oltre i propri limiti fisici e psichici e che finiscono quasi per soccombere di fronte a così grandi sfide: a sanitari e medici, ma anche a madri e padri, costretti a far conciliare la propria professione e il proprio lavoro con la preoccupazione per i propri figli, obbligati a convivere come famiglia in poco spazio a disposizione, cosa per cui i componenti si ritrovano spesso stressati e a vivere situazioni sgradevoli, che sfociano talvolta persino in episodi di violenza. – Ciascuno e ciascuna di noi dovrebbe chiedersi: Come   posso   mostrare   loro   la   mia   solidarietà   e   la   mia disponibilità ad aiutarli?

Penso a coloro che si ritrovano scoraggiati, tristi e apatici e a coloro che hanno perso la gioia di vivere. – Ciascuno e ciascuna di noi dovrebbe chiedersi: Cosa potrei fare per infondere loro coraggio e per aiutare coloro che languono a rialzarsi?

Penso alle persone che hanno perso congiunti e amici a causa del Covid-19 e che non hanno potuto essere loro accanto negli ultimi   istanti   di   vita.   Ricordiamoci   che   in   tali   momenti vicinanza e condivisione portano consolazione e rendono il dolore più sopportabile.

Penso a coloro che non riescono pressoché più a sopportare l’attuale situazione e disperano. – Ciascuno e ciascuna di noi dovrebbe   chiedersi: Potrei   con   il   mio   conforto   dar   loro speranza?

Cari Fratelli e Sorelle,

di queste persone in situazioni d’emergenza, che Isaia al suo tempo vede come minacciate e definisce bisognose di aiuto, ne troviamo molte nell’attuale periodo di pandemia.

Facciamo ancora un secondo passo sul cammino di un tale digiuno. Non   lasciamoci   solo   diagnosticare   le   dolorose   situazioni delle persone, restando ad osservarle da lontano. Mettiamo insieme tutta la forza di rinunciare a noi stessi, per essere effettivamente   più   vicini   agli   altri   nelle   situazioni   di bisogno della loro vita.

Procediamo sulla via del digiuno restando al fianco dei bisognosi di ogni sorta come pure degli oppressi dal peso di questo periodo segnato dal Coronavirus e aiutiamoli con efficacia. Cari Fratelli e Sorelle! Da soli noi uomini non siamo in grado di farci carico di tutto il peso delle necessità e dei bisogni che divampano e che si manifestano in questi tempi di pandemia. Tuttavia, ognuno e ognuna di noi può contribuire per la sua parte a rendere più o meno – per quanto possibile – sanabili e tollerabili le funeste e dolorose esperienze del prossimo. Insieme possiamo farcela a superare questi tempi.

Per quanto sorprendente possa sembrare: laddove persone, con solidarietà e affetto, portano fiducia, coraggio e un po’ di gioia in questi tempi così bui, esse compiono a loro modo un percorso di digiuno.

Chi   aiuta   e   rischiara   le   tenebre, questi   digiuna   secondo l’insegnamento   di   Isaia.   Dio   ci   grida: „Non   è   piuttosto QUESTO il digiuno che voglio!”. (Isaia 58,6)

Se tu agisci così, – dice Dio metaforicamente nelle parole di Isaia – nelle tue piccole e grandi opere di bontà si accenderà per gli uomini una luce. – „Allora la tua luce sorgerà come l’aurora e la tua ferita si rimarginerà presto.” (Isaia 58,8) – „Se allora lo invocherai, il Signore ti risponderà. E se invocherai aiuto, egli dirà: Eccomi. E tu sarai come un giardino irrigato.” (cfr. Isaia 58,11b) Tu stesso sei poi una sorgente di vita.

Cari Fratelli e Sorelle, il   Vostro   aiuto per i bisognosi e gli oppressi di ogni sorta in questo difficile periodo cambia anche Voi stessi. Proprio riguardo al digiuno quale opera di bene verso il prossimo a Voi è rivolta la promessa: „Le tue ferite” – e   chi   di   noi   non   ne   ha?!– „Le tue ferite si rimargineranno presto.” (Isaia 58,8)

Sempre laddove operiamo mossi dalla disponibilità ad aiutare, in questi tempi confusi e devastanti per la vita di molte persone, il nostro aiuto ci viene ritornato come balsamo per le nostre ferite. Noi troviamo il senso della nostra vita, laddove ci dedichiamo agli altri. Così questa forma di digiuno diventa una nuova   via   di   vita,  un   cammino   di   penitenza   quaresimale   che   ci permette   di   accostarci   gioiosamente   alla   Pasqua,   la   Festa   della Resurrezione.

Anche noi, dunque, possiamo definire e professare quale massima per il nostro cammino di penitenza quaresimale: „Non è piuttosto QUESTO il digiuno che voglio!” (Isaia 58,6)

Rottenburg, li 2 febbraio,

Festa   della   Presentazione   al   Tempio   di   nostro   Signore   – Candelora.

Il Vostro

Vescovo Dr. Gebhard Fürst